Dopo aver deliziato critica e pubblico statunitensi grazie al brioso Easy Girl, teen comedy che sarebbe piaciuta a John Hughes, il giovane regista Will Gluck torna ad affrontare i generi comici tipici della cinema americano con Amici di letto: dalle commedie adolescenziali si passa a quelle romantiche.
Il film ricalca in pieno tutti i vari archetipi di questo tipo di cinema, lavorando su un canovaccio già utilizzato da molti e dunque prevedibile in tutte le sue svolte: è la storia di Dylan, un giovane giornalista giunto a New York per lavorare in una prestigiosa rivista, e di Jamie, la responsabile delle risorse umane che gli ha procurato il lavoro, i quali, stufi di deludenti relazioni amorose stabili, decidono in amicizia di intraprendere una relazione puramente sessuale. Una trama semplice e prevedibile, ma questa volta c’è “qualcosa in più” a dare una nuova freschezza a vicende che solitamente risulterebbero stantìe.
Merito di una regia, che, seppur si mostra statica e senza guizzi nel girato, riesce a controllare perfettamente le doti interpretative di un ottimo cast. La coppia di protagonisti, formata da un carismatico Justin Timberlake (dopo The Social Network si sta inaspettatamente rivelando come un attore di tutto rispetto), e da una Mila Kunis esuberante, sexy ed ironica, funziona benissimo e regala scambi frizzanti e acuti, mostrando lentamente più spessore e carattere con l’avanzare della pellicola. Ma le interpretazioni migliori arrivano dai comprimari, in particolare da Richard Jenkins, convincentissimo padre di Dylan affetto da morbo di Alzheimer, il quale mostra tutta la tristezza di un uomo che vede i suoi ricordi sgretolarsi di fronte a sé senza poter intervenire, un personaggio che non ci si aspetterebbe di trovare in una commedia romantica. Completano il tutto Patricia Clarkson, madre perennemente ubriaca di Jamie, e Woody Harrelson, travolgente e spassoso collega gay di Dylan: le battute migliori della pellicola sono le sue.
Sebbene prevedibile, la sceneggiatura (dello stesso Gluck con Merryman e Newman) fa di tutto per “diversificare”: tutti i personaggi mostrano un approfondimento certamente non trascendentale ma superiore a moltissimi film di questo tipo. Purtroppo proprio quando lo schema del film pareva sul punto di sovvertirsi ciò non avviene, e l’ultimo quarto d’ora è più prevedibile del Sole a Est: un vero peccato, viste le premesse.
Numerosi sono i riferimenti agli stereotipi delle rom-com, che oscillano fra la parodia divertita e il metacinema: ogni commedia romantica si chiude con una melensa canzone pop per “illuderci che il film ci sia piaciuto”, esclamano i due protagonisti guardando un esilarante “film nel film” con Jason Segel e Rashida Jones. E come si chiude Amici di letto? Con la stessa canzone sciropposa canzone pop.
La recensione è apparsa originariamente su:
Luca Buccella