Nello spazio, precisamente nel ventiduesimo secolo, un gruppo di astronauti è in missione per distruggere pianeti e astri di altri sistemi solari. Dopo molti anni trascorsi all’interno della navicella spaziale Dark Star, l’equipaggio è visibilmente provato, e stanco di compiere missioni poco esaltanti passa il tempo in preda alla noia: ma a rompere la monotonia dei quattro scienziati ci penseranno un simpatico alieno, catturato dal gruppo in una delle numerose missioni, e la bomba numero 20, dotata di un’intelligenza artificiale.
Con il suo primo lungometraggio da regista, John Carpenter rivisita in chiave satirica due temi trattati da Stanley Kubrick in capolavori quali 2001: Odissea nello spazio e Il Dottor Stranamore: la possibilità che un’intelligenza artificiale possa ribellarsi ai comandi dell’uomo che l’ha progettata, e la sconsideratezza dell’uso delle bombe, evidenziando che non è mai troppo tardi per evitare l’impiego di armi di distruzione di massa.
Carpenter racconta nel migliore dei modi la quotidianità dei quattro astronauti, riuscendo a far emergere la personalità di ognuno: pur trovandosi a vivere in un’astronave che non ha nulla di umano, l’entourage della Dark Star ha i suoi bisogni e le sue paranoie, ed è attanagliato dalla sofferenza di una cultura (quella hippie, chiaro messaggio riferito al contesto storico in cui è uscito il film) che non è riuscita a cambiare il mondo; il fatto di essere stati confinati in galassie sperdute amplifica questa sofferenza.
Insieme a Dan O’Bannon (che interpreta il sergente Pinback), Carpenter firma anche la sceneggiatura. I dialoghi esprimono chiaramente il sentimento deprimente che si espande dentro la navicella: tra i ricordi della vita terrestre e l’illusione di trovare forme di vita intelligente con cui socializzare, sono evidenziate le psicosi bizzarre di ogni componente della Dark Star. Le rare situazioni in cui il ritmo del film si fa più serrato sono esaltanti: si genera una suspense fuori dal comune, senza tralasciare i particolari necessari ad aumentare la drammaticità delle scene, che per quanto bizzarre e surreali riescono a far presa in modo eccellente.
Gli effetti speciali sono assolutamente geniali: perfetta la riproduzione dello spazio, dipinto con colori realistici, che avvolgono l’astronave trasportandola un viaggio allucinogeno. La colonna sonora è firmata dallo stesso John Carpenter, che subito fa notare le grandi capacità musicali che contribuiranno a rendere i suoi successivi film dei capolavori.
Dark Star è una grandiosa commedia fantascientifica, che ha influenzato tanti altri film del medesimo tipo (da Men in Black a Mars Attacks!), lanciando Carpenter come uno dei più innovativi registi del cinema di genere. Un regista che ha mostrato fin da subito di saper creare vere e proprie scene cult, come gli ultimi memorabili quindici minuti di Dark Star, che fanno uscire una sola esclamazione dalla bocca dello spettatore: “Grandioso!”.
Marco Rudel