Jane Eyre (2011), di Cary Fukunaga

Luca Buccella 16 Settembre 2011 0
Jane Eyre (2011), di Cary Fukunaga

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Jane Eyre, di Cary Fukunaga, è l’ennesima trasposizione (la trentottesima!) del capolavoro letterario ottocentesco di Charlotte Bronte, che narra la storia della giovane istitutrice innamorata del misterioso proprietario della magione in cui lavora.

Adattato integralmente in svariati sceneggiati televisivi inglesi, principalmente ad opera della BBC, il romanzo non ha goduto di altrettanto rispetto al cinema: si ricorda principalmente l’adattamento del 1996 firmato da Franco Zeffirelli, che, pur rispettandone l’intreccio e scegliendo come protagonista una Charlotte Gainsbourg piuttosto adatta, non rendeva affatto giustizia all’atmosfera gotica ed inquietante del libro, e soprattutto risultava cinematograficamente nullo e poco incisivo. Tutto il contrario di questa ultima trasposizione, diretta dal filmmaker indipendente Cary Fukunaga, scelto appositamente dalla BBC per prendere le redini del progetto.

Fukunaga mostra grande maestria nel girare un film ottimamente in equilibrio tra fedeltà per il materiale di partenza e capacità di realizzare un lavoro in grado di reggersi sulle sue gambe. Con ampie panoramiche e morbidi carrelli, lo spettatore viene avvolto nel racconto, nel desiderio della protagonista di poter vivere indipendentemente, lontana dall’oppressione in cui vive. Grande rilievo viene dato all’ambiente: le brughiere avvolte dalla nebbia e devastate dal vento e dalla pioggia rappresentano bene la solitudine in cui Jane si trova all’inizio del film, e ogni volta che un raggio di sole fa la sua apparizione, ci sentiamo quasi sollevati, privati di un peso che gravava sul nostro petto, proprio come succede ai protagonisti.

Ottimamente scelti i due interpreti principali: Mia Wasikowska è perfetta nel ruolo di Jane, e riesce a dare la giusta dose di forza e vulnerabilità che la parte richiede. Ma il più grande punto di forza della pellicola è sicuramente Michael Fassbender nei panni di Rochester: lo straordinario attore irlandese, sempre più in ascesa negli ultimi tempi, rende tutte le complessità del personaggio: il suo umorismo spesso crudele e aggressivo, la sofferenza che si nasconde dietro il suo sguardo, i fantasmi che lo tormentano, sono tutti elementi che vengono resi in tutto e per tutto. L’eroe byroniano che popola tanti romanzi inglesi ottocenteschi si mostra qui in tutta la sua forza. Sempre straordinaria Judi Dench, che riesce a rendere memorabile il personaggio della signora Fairfax. Ottime le musiche del nostro connazionale Dario Marianelli, che danno la giusta dose di drammaticità al tutto.

Jane Eyre è dunque un film capace di conquistare sia gli appassionati del libro della Bronte, che lo spettatore occasionale.

Luca Buccella

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