John Carter (2012), di Andrew Stanton

Luca Buccella 9 Marzo 2012 0
John Carter (2012), di Andrew Stanton

untitledIl veterano della guerra civile John Carter, in fuga dagli Apaches, viene misteriosamente trasportato su Marte. L’uomo viene coinvolto suo malgrado in un conflitto fra le due fazioni di umani che governano il pianeta, e si innamora di Dejah Thoris, principessa di Helium…

Prima di Star Trek e Star Wars, prima di Buck Rogers e Flash Gordon, c’era John Carter di Marte. Gli undici romanzi che vedono protagonista l’eroe “dei due mondi” di Edgar Rice Burroughs, scritti tra il 1912 e il 1943, sono alla base del genere space opera (che mescola fantasy e fantascienza), e i primi tentativi di realizzare un adattamento cinematografico risalgono a quasi ottant’anni fa.

Esattamente un secolo dopo la pubblicazione sotto forma di serial del primo libro, A princess of Mars, il film basato su di esso arriva nelle sale prodotto dalla Disney e diretto da Andrew Stanton, uno dei campioni della scuderia Pixar.

Se Brad Bird ha dimostrato, con Mission Impossible: Protocollo fantasma, che gli autori provenienti dalla Pixar sono capaci di girare solidi film d’azione oltre a capolavori dell’animazione, Stanton, purtroppo, non si mostra altrettanto a suo agio. Non è un caso che i personaggi più interessanti ed espressivi siano proprio gli alieni Thark, interamente digitali e capaci di comunicare molte più emozioni degli attori in carne e ossa. La sensazione è che manchi un regista capace di tirar fuori il meglio dai suoi interpreti, e se Taylor Kitsch compensa le sue capacità recitative non eccezionali in carisma e physique du role, l’attrice texana Lynn Collins appare molto penalizzata, e non riesce a creare una protagonista femminile di spessore. A ciò si aggiunge il dispiacere nel vedere bravi attori come Mark Strong e Ciaran Hinds relegati a ruoli poco incisivi e interpretati con il pilota automatico.

Un film che dimostra grande potenza espressiva nel mostrare location affascinanti, navi spaziali tecnologiche e spettacolari creature digitali, ma rivela poca capacità nel gestire trama e personaggi, e la sceneggiatura, non poco confusionaria e incoerente, non aiuta di certo. E’ però apprezzabile il grande e spensierato gusto per l’avventura che permea il tutto, grazie anche alla colonna sonora piacevolmente retrò di Michael Giacchino, che si sta pian piano dimostrando l’unico erede di John Williams.

La sensazione generale è che, se fosse stato un prodotto d’animazione, John Carter sarebbe potuto essere un film di maggior spessore. Così, resta solo un onesto e godibile prodotto, che, dopo essere usciti dalla sala, si dimentica velocemente.

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Luca Buccella

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