La Maschera del Demonio (1989), di Lamberto Bava

Supremo 27 Dicembre 2013 0
La Maschera del Demonio (1989), di Lamberto Bava

mascara del demonio - maschera del demonio - lamberto bava - 1989 - poster001In una località sciistica, otto ragazzi borghesi decidono di sciare su un percorso poco sicuro: il ghiaccio cede e gli sprezzanti sportivi sprofondano in una voragine, rimanendo intrappolati in una grotta. Una di loro, Sabina (Debora Caprioglio) nota che nella grotta c’è una lapide completamente ricoperta dal ghiaccio: la tomba custodisce le spoglie di Anibas (Eva Grimaldi), una vecchia strega uccisa con il volto imprigionato in una maschera di ferro. Una volta rimossa la maschera dal volto della strega, i ragazzi si accorgeranno presto di aver risvegliato lo spirito iracondo di Anibas, che farà di tutto per impossessarsi delle loro anime.

Lamberto Bava dirige il remake dall’omonimo titolo del 1960 diretto da suo padre, il grande Mario Bava, e lo fa con il suo stile esagerato, macabro e volutamente disgustoso. Pur essendo tecnicamente inferiore rispetto al celebre genitore, Bava mostra le sue ottime doti di regia accettando la sfida di confrontarsi non solo con un film di suo padre, ma con un classico del cinema horror/gotico come La Maschera del Demonio. Purtroppo però, nonostante il film riesca a generare un’atmosfera lugubre e gelida – soprattutto grazie alle location – esso risulta in certe fasi molto noioso, specialmente a causa della recitazione degli attori che a volte lascia molto a desiderare.

Il soggetto si basa – come nel film l’originale – sul racconto di Nikolaj Vasil’evič Gogol, il Vij. La sceneggiatura è invece scritta da Massimo De Rita e Giorgio Stegani, ed è colma di pacchiani escamotage per tentare di allungare il brodo della storia, a partire da dialoghi a tratti imbarazzanti. L’intreccio è come incagliato su se stesso, apparendo ripetitivo e privo di colpi di scena: non viene proposoto niente che cambi le carte in tavola, per giungere a una soluzione che lascia intravedere diverse forzature nella chiusura del cerchio.

Il cast è la nota più stonata di La Maschera del Demonio: nel ruolo del protagonista Davide, Giovanni Guidelli fa quello che può per risultare credibile, ma in alcuni primi piani tradisce la sua poca esperienza assumendo espressioni insignificanti. Debora Caprioglio (che si fece accreditare come Debora Kinski per alimentare le voci sulla sua storia sentimentale con l’attore Klaus Kinski) conferma di non essere un’attrice mantenendo le aspettative del pubblico, mentre Eva Grimaldi indossa i panni della strega Anibas, ma per fortuna la sua presenza si limita a pochi minuti di film. L’unico attore che riesce a dare profondità alla storia stabilendo un buon legame tra sacro e profano è Stanko Molnar, nei panni del prete cieco che dovrà vedersela con le forze del male. Nel gruppo dei ragazzi sciatori troviamo anche un inavvertibile Michele Soavi, regista di alcuni horror di successo come Dellamorte Dellamore.

Buona la fotografia curata da Gianfranco Transunto, che ha il merito di oscurare la scarsa recitazione degli attori riuscendo a non far emergere troppo l’inespressività di alcuni di essi, avvolgendo il profilmico nell’oscurità e rendendo bene l’abisso tenebroso che aleggia sul film.

In conclusione il remake di La Maschera del Demonio è un’opera scarna, a metà strada tra un buon horror gotico e un fastidioso B movie, in cui gli attori ce la mettono tutta per vanificare gli sforzi del regista. La domanda è una sola: chi ha “curato” il casting di questo film?

Marco Rudel

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