La notte dei morti viventi (1968), di George A. Romero

Supremo 24 Gennaio 2014 0
La notte dei morti viventi (1968), di George A. Romero

Night_of_the_Living_Dead_afficheQuando ci si appresta a recensire un film che ha cambiato la storia del genere horror, un po’ di emozione è inevitabile. La notte dei morti viventi conquistò il pubblico all’epoca della sua uscita, registrando incassi da record (18 milioni di dollari nel mondo) e spaccando in due la critica, tra chi lo definì un film da censura immediata, e chi lo annunciò come una vera rivoluzione nel cinema.

La storia è ambientata in una piccola località periferica della Pennsylvania, dove due fratelli – Barbara (Judith O’Dea) e Johnny (Russell Streiner) – si recano in un cimitero per visitare la tomba del padre defunto. Improvvisamente un uomo fuori controllo li assale, uccidendo Johnny sotto gli occhi terrorizzati di Barbara, che riesce a fuggire trovando rifugio in una casa: ma il luogo non sembra sicuro, dato che la linea telefonica è fuori uso e strani individui si avvicinano minacciosamente verso l’abitazione. Quando tutto sembra perduto per Barbara, compare un uomo di nome Ben (Duane Jones), che la salva da morte certa e organizza una difesa della casa, barricando le finestre e armandosi di un fucile: è solo l’inizio di una lunga notte di terrore per i protagonisti, che si concluderà alle prime luci dell’alba…

Al suo primo lungometraggio, George A. Romero fa centro, scolpendo il film nella storia del cinema horror. La notte dei morti viventi ha rivoluzionato il genere, dando una nuova impronta allo zombie movie e delineando le caratteristiche celebri in tutti i film a venire: i morti ritornano in vita per via di un misterioso virus, l’unico desiderio dei non morti è nutrirsi di carne umana viva, i loro movimenti sono lenti, e possono essere unicamente arrestati con un colpo alla testa che neutralizzi il cervello.

Il film è stato oggetto negli anni di numerosissime interpretazioni: alcuni critici percepiscono un’analogia con la Guerra Fredda, con il pericolo dei Russi identificato negli zombie, altri lo leggono come una metafora contro il razzismo – presente specialmente nella scena finale –, che mostra come in quegli anni la minaccia del diverso fosse ben ramificata nella società conservatrice statunitense, in particolare in stati con bassa densità di popolazione.

La sceneggiatura è scritta da Romero insieme a John A. Russo, ed è orchestrata magistralmente, regolando bene i picchi di tensione e dando una buona direzione alla storia, senza annoiare nei momenti in cui l’azione si stempera. Romero e Russo riempiono il profilmico di elementi geniali: basti pensare alla radio che trasmette la notizia dell’avanzamento degli zombie in tutto il paese alternata a movimenti del protagonista Ben, intento a blindare la casa per l’assalto dei non morti.

La fotografia colpisce per il suo realismo: realizzata in b/n da Romero con la collaborazione di Joseph Unitas, è ottimamente costruita per dare risalto alle varie sfumature caratteriali dei personaggi, e la scelta cromatica calza a pennello in alcune sequenze del film (i telegiornali), dove si fa fatica a distinguere la realtà dalla finzione.

La notte dei morti viventi è senza dubbio il primo horror a includere elementi splatter, dando origine al genere, e ad introdurre il concetto di zombie cannibali, assettati di sangue per colpa di un virus. Numerosi sono i lavori ispirati alla pellicola di Romero, tra cui due remake cinematografici e la saga videoludica di Resident Evil, poi trasformata in una fortunata serie di film. Insomma, senza La notte dei morti viventi forse l’horror non sarebbe andato lontano, siete d’accordo?

Marco Rudel

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