La vita di Adele (2013), di Abdellatif Kechiche

Luca Buccella 29 Ottobre 2013 0
La vita di Adele (2013), di Abdellatif Kechiche

adeleAdele (Adèle Exarchopoulos) ha 17 anni, vive nel nord della Francia e frequenta il liceo letterario: è una ragazza affamata di vita, ma profondamente insoddisfatta da un punto di vista emotivo. Inizia a frequentare un coetaneo, ma le sue aspettative sentimentali non trovano il giusto sbocco nel rapporto: finché un giorno, per strada, lo sguardo di Adele incrocia quello di Emma (Léa Seydoux), una bellissima ragazza dai capelli blu. Un’occhiata fugace è sufficiente a scatenare una tempesta, e poche ore dopo Adele la rivedrà in un intenso sogno erotico. Quando le due si ritroveranno, avrà inizio una relazione amorosa che cambierà la vita di entrambe, donando ad Adele una nuova consapevolezza di sé e facendole trovare il suo posto nel mondo. Come ogni storia d’amore, anche questa sarà costellata di ostacoli e cadute: il blu nei capelli di Emma svanirà, ma continuerà a rappresentare per Adele il colore dell’autoconsapevolezza, della passione e dei desideri. Il blu è diventato un colore caldo.

Se c’è una magia che il grande cinema possiede, è la capacità di trasferire la coscienza dello spettatore in un altro corpo, facendogli vivere con assoluta intensità le emozioni e le sensazioni di un personaggio fittizio. Il nuovo film di Abdellatif Kechiche – ispirato molto liberamente alla graphic novel Il blu è un colore caldo di Julie Maroh – porta questa nozione a un livello estremo: La vita di Adele – Capitoli 1 & 2 è la cronaca totalizzante di un vissuto portato in scena senza filtri di sorta. Una dichiarazione d’intenti esplicitata dalla predominanza dell’improvvisazione sulla sceneggiatura scritta, e dalla completa assenza di un commento musicale extradiegetico.

L’obiettivo indagatorio di Kechiche si libera degli orpelli e pone l’elemento umano al centro, inquadra le sue protagoniste in primi piani ravvicinatissimi e accarezza i loro corpi con morbidezza, le riprende senza stacchi mentre mangiano e mentre ballano, mentre piangono e mentre fanno l’amore, illustrando nel corso di tre ore una relazione che si estende per diversi anni, in tutte le sue sfumature. Le due interpreti principali abitano i rispettivi personaggi come una seconda pelle: se per Léa Seydoux si tratta della conferma di un talento già mostrato, Adèle Exarchopoulos è invece una rivelazione assoluta, in grado di intessere un fitto rapporto simbiotico che ci impedisce di comprendere dove finisca la vera Adele e dove cominci il personaggio.

Più che una melodrammatica storia d’amore, Kechiche e la sceneggiatrice Ghalia Lacroix vogliono narrare il percorso di formazione di una giovane donna attraverso la sua prima relazione amorosa: il rapporto con Emma serve prima di tutto per raccontare Adele, i suoi turbamenti, le sue insicurezze e la sua graduale presa di coscienza; è lei l’obiettivo primario e assoluto, l’oggetto del desiderio narrativo della pellicola. Ogni formazione deve necessariamente partire dall’insegnamento, che, infatti, è un altro dei temi predominanti del film: Adele riceve formazione sia da Emma sia dal mondo della letteratura, e decide di restituirla al mondo scegliendo la professione dell’insegnante. Per sua stessa ammissione, Kechiche ha scelto di rendere omaggio al mondo degli educatori e al ruolo di primaria importanza che essi rivestono nella società.

La vita di Adele è vita che diviene cinema, e cinema che si trasfigura in vita. Un’esperienza viscerale fatta di emozioni straordinariamente intense, reali e intimamente devastanti. Proprio come Adele al termine del film, si esce dalla sala cambiati e consapevoli di aver vissuto in prima persona un viaggio emotivo irripetibile. Non si potrà mai ringraziare abbastanza il cinema per questo dono straordinario: la possibilità di vivere un’altra vita restando comodamente seduti su una poltrona.

Il film è uscito nelle sale italiane giovedì 24 ottobre 2013.

Luca Buccella

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