Tormentata da una madre psicopatica e vessata dai coetanei a causa della sua timidezza, la giovane Carrie White non ha vita facile. Dopo aver avuto le sue prime mestruazioni nelle docce della scuola, tra le risate di scherno delle compagne di classe, Carrie inizia a scoprire di avere dei poteri telecinetici, rimasti nascosti fino a quel momento…
In questo inarrestabile periodo di remake horror – che prosegue senza sosta ormai da una decina d’anni -, era prevedibile che anche Carrie – Lo sguardo di Satana (1976) di Brian De Palma, primo film basato su un romanzo di Stephen King, fosse destinato a subire il medesimo trattamento. A manovrare le redini del nuovo Lo sguardo di Satana – Carrie troviamo la Screen Gems, casa di produzione specializzata in rifacimenti di horror generazionali.
La scelta di Kimberly Peirce come regista aveva in parte messo a tacere le preoccupazioni degli appassionati: l’autrice di Boys don’t cry sembrava la persona migliore per raccontare l’identità adolescenziale e il divario tra genitori e figli, riuscendo a battere una strada diversa rispetto a quella già percorsa da De Palma. Il romanzo di King, scritto come un reportage giornalistico, ben si prestava ad un adattamento scomposto che trattasse la vicenda di Carrie dai punti di vista più disparati.
Purtroppo ci troviamo di fronte a un altro rifacimento mirato a edulcorare il materiale di partenza dei suoi significati più complessi, ostentando sangue e violenza senza riuscire a farne percepire la portata drammatica. Le stesse capacità registiche di Kimberly Peirce appaiono soffocate, e le tematiche tipiche del suo cinema emergono solo a tratti: se De Palma era riuscito a colmare il suo film di un’atmosfera a metà fra la fiaba e l’incubo, il lavoro della Peirce sembra più vicino a un’innocua serie tv adolescenziale.
Il copione apporta pochissime modifiche rispetto a quello scritto da Lawrence D. Cohen per la pellicola del ’76, e così lo sceneggiatore Roberto Aguirre Sacasa si limita ad aggiungere qualche dettaglio volto a contestualizzare la storia ai giorni nostri, e a connotare la telecinesi di Carrie di caratteristiche appartenenti alla tradizione fumettistica: la graduale scoperta dei poteri e la soddisfazione nel riuscire finalmente a controllarli.
Per ricordarci che nonostante tutto stiamo vedendo un horror, la madre di Carrie e i suoi sanguinolenti atti di furore religioso acquistano maggiore spazio scenico: a interpretarla troviamo una Julianne Moore fin troppo eccessiva e per nulla minacciosa. Ma l’errore di casting più evidente riguarda Chloë Grace Moretz nei panni della giovane protagonista: fin troppo attraente per interpretare l’emarginata Carrie, l’attrice è priva di una guida in grado di indirizzarla nella giusta direzione, apparendo spaesata e confusa.
Sul fronte delle compagne di classe, la filiforme modella Gabriella Wilde non è assolutamente in grado di dare un senso ai conflitti morali di Sue Snell, mentre Portia Doubleday cerca di fare il possibile per incarnare la diabolica Chris Hargensen, riuscendoci solo in parte. Piuttosto convincenti e sinceri sono invece Ansel Elgort nei panni di Tommy Ross e Judy Greer in quelli della prof. Desjardin, gli anelli più robusti di un cast assemblato malamente.
Nonostante tutto, Lo sguardo di Satana – Carrie non è un film particolarmente brutto o mal riuscito, ma soltanto una pellicola del tutto inutile, che mostra i difetti principali di molti remake moderni: senza il coraggio di osare e prendersi dei rischi, il cinema horror non avrebbe senso di esistere.
Il film è uscito nelle sale italiane giovedì 16 gennaio 2013.
Luca Buccella