L’ultima ruota del carro racconta la vita di Ernesto (Elio Germano), un uomo comune che attraversa cinquant’anni di storia italiana intraprendendo i mestieri più disparati – da cuoco in una mensa scolastica a imprenditore, da capo di una compagnia di traslochi a comparsa –, inseguendo le sue ambizioni senza però lasciarsi governare da esse, e soprattutto dando il massimo per garantire alla sua famiglia il miglior futuro possibile.
Colpito dagli aneddoti raccontati dal suo autista Ernesto Fioretti (nel film si chiama Marchetti), Giovanni Veronesi decide di raccontare l’Italia e l’italianità dal punto di vista di un uomo semplice e onesto, che si accontenta delle piccole gioie quotidiane offerte dalla famiglia e dal lavoro invece di inseguire la felicità ad ogni costo. L’ultimo ruota del carro è soprattutto l’elogio di una mediocrità che non è intesa nell’accezione negativa del termine, ma incarna invece la capacità di vedere la bellezza che si annida nel quotidiano – nelle feste in famiglia, nelle giornate in spiaggia, nelle partite alla tv – e l’abilità di sapersi rialzare a testa alta da ogni difficoltà. Veronesi sceglie di affiancare a Ernesto il personaggio del migliore amico Giacinto (Ricky Memphis), che rappresenta invece il lato più traffichino e intrallazzatore dell’italianità, ma che all’inseguimento del successo economico non riesce a trovare la felicità.
Un film che nasce dunque con i più nobili degli intenti, ma non riesce a tenere del tutto fede alle aspettative che lo accompagnano. Veronesi è molto abile nel richiamare l’atmosfera da commedia all’italiana e fornisce all’opera un buon tempismo comico, ma il suo racconto è sbrigativo, poco concentrato, a tratti superficiale; in quarant’anni, i personaggi restano invariati, non si evolvono, non hanno epifanie di sorta. Il rapporto tra Ernesto e sua moglie Angela (Alessandra Mastronardi), nonostante possa vantare un’ottima alchimia fra gli interpreti, non appare costruito al meglio e soprattutto nel finale mostra il fianco a numerose perplessità.
L’ultima ruota del carro può allora dirsi un film riuscito soprattutto per merito di una fantastica interpretazione da parte di Elio Germano, affiancato da un’Alessandra Mastronardi finalmente convincente e da spassosi caratteristi quali Alessandro Haber e Sergio Rubini. Ma è Germano a catalizzare maggiormente l’attenzione del pubblico: l’attore romano si cala abilmente nei panni di Ernesto, riuscendo a coinvolgere e convincere nei momenti più drammatici, e mostrando al contempo doti comiche davvero ottime. Con un attore meno convincente, il film sarebbe risultato molto meno incisivo e ben più noioso. Con il suo apporto, ci troviamo di fronte a una commedia molto divertente e ben interpretata che però gira un po’ a vuoto.
Festival Internazionale del Film di Roma 2013 – Fuori Concorso
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Luca Buccella