One Direction – This Is Us (2013), di Morgan Spurlock

Corinna Spirito 28 Agosto 2013 0
One Direction – This Is Us (2013), di Morgan Spurlock

one-direction-this-is-us-movie-posterL’acclamato documentarista di Super Size Me (2004), Morgan Spurlock, torna al cinema con One Direction – This Is Us in cui racconta l’ascesa e il successo dei cinque giovanissimi ragazzi britannici che nel 2010 hanno dato vita alla boy-band di più successo degli anni 2000.

Niall, Zayn, Liam, Harry e Louis hanno tra i 16 e i 19 anni quando si presentano ai provini di X-Factor come solisti e il giudice Simon Cowell decide di ammetterli al programma solo nel caso in cui gareggeranno come gruppo. È così che nel giro di una notte nascono i One Direction, boy-band che riscuote da subito un enorme successo di pubblico. Un fenomeno unico nella storia quello che vede i giovani artisti inseguiti dalle fan ancor prima di incidere il primo singolo.

Non appena terminato X-Factor, Syco Records si assicura un contratto discografico con gli One Direction che, da quel momento in poi, diverranno la boy-band più amata dalla nuova generazione. Il loro primo singolo “What Makes You Beautiful” è primo nelle classifiche di tutto il mondo, segnando una vera rivoluzione: gli One Direction sono il primo gruppo britannico a raggiungere così velocemente il successo fuori casa, soprattutto negli States, dove persino i Beatles furono snobbati per anni.

Morgan Spurlock porta sullo schermo il fenomeno del successo mondiale di una band negli anni del passa-parola tramite social network e della distruzione delle distanze per mezzo di Internet. Il regista racconta la vita degli One Direction ricordandoci che prima di essere star amate dalle ragazzine di tutto il mondo sono loro stessi dei teen-ager ancora riluttanti a crescere. Li vediamo mentre si prendono gioco delle proprie guardie del corpo, si divertono fra loro, confessano di volersi godere il momento perché non sanno quanto durerà. Dietro la facciata da cantanti di fama Spurlock è capace di mostrarci ancora il volto di cinque ragazzi di umili origini, approdati al provino di X-Factor con la speranza di racimolare, con le proprie voci, qualche soldo per aiutare la famiglia. Ringraziano le fan, consapevoli che il sostegno è stato complice essenziale del loro lancio e del loro successo.

Morgan Spurlock sottolinea per tutta la durata della pellicola quella lieve anarchia che vediamo come la firma, il tratto più distintivo dei cinque giovani; e non perde occasione per far trasparire l’identità degli artisti e della loro musica. Sceglie di girare il documentario in 3D per poter trasmettere al pubblico in sala la sensazione completa di un concerto musicale: le fantasie e le luci trasmesse durante i loro spettacoli sugli schermi del palco, al cinema possono arrivare fino al pubblico e avvolgerlo. Inoltre il regista utilizza i temi degli spettacoli anche per modificare le scene riprese: a seconda di ciò che gli schermi proiettano durante una determinata canzone, Niall, Zayn, Liam, Harry e Louis vengono cartoonizzati, colorati, rallentati o velocizzati.

Come ci si aspettava da Spurlock, la mano del documentarista c’è e si sente. One Direction – This is Us è ben diretto, peccato che il tema trattato non sia abbastanza stimolante da permettere di realizzare un prodotto veramente buono. La storia del successo di cinque ragazzini di provincia che diventano star internazionali ha il suo fascino, soprattutto se si pensa che la loro carriera nasce dal grande fiasco della squalifica come cantanti solisti alle pre-selezioni. Però non c’è molto altro. Niente spessore, nessuna grande storia, niente sentimenti, probabilmente anche perché i protagonisti sono cinque giovanissimi con poca esperienza della vita prima del grande (e prematuro) salto nell’Olimpo dei vip. In più, nonostante il suo lato umoristico ed ironico non manchi, Morgan Spurlock rinuncia per l’occasione alla sua vena critica e dei cinque cantanti ci mostra solo gli aspetti positivi.

Agli occhi dei più, il racconto degli One Direction suona come quello di tante altre band che hanno raggiunto la fama senza dare qualcosa di nuovo alla musica, lasciando il solo ricordo dell’acclamazione dei fan, dopo che la loro luce si è spenta. Le cosiddette directioners però potranno dirsi più che soddisfatte dei dietro-le-quinte dei concerti e delle confessioni dei loro idoli mentre ricordano le origini e fanno sogni per il futuro.

Corinna Spirito

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