RFF 2013: “Manto Acuifero” e “A vida invisivel

Luca Buccella 10 Novembre 2013 0
RFF 2013: “Manto Acuifero” e “A vida invisivel
  • Manto Acuifero
  • La vida invisivel

In un contesto festivaliero, può capitare di imbattersi in pellicole sulle quali è difficile soffermarsi per più di qualche riga. E allora, data la nostra scelta di recensire ogni film da noi visto nel corso di questa ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, abbiamo scelto di dedicare solo poche righe a due pellicole viste negli ultimi giorni.

Manto Acuifero (2013) di Michael Rowe – In Concorso

pozzoIl messicano di origine australiana Michael Rowe firma un film a tesi incentrato sugli effetti che un divorzio può avere sulla psiche di un bambino. Carolina (Zaili Sofia Macias) ha sette anni e si è appena trasferita nella villa del patrigno Felipe (Arnoldo Picazzo) insieme alla madre (Tania Arredondo): si avverte subito un netto distacco tra la piccola e i due adulti, che non si curano di lei e non hanno una benché minima idea del suo carattere. La madre non perde occasione per ricordarle l’abbandono paterno e la esorta a considerare Felipe come un vero genitore, mentre quest’ultimo si mostra indifferente e quasi disgustato dalla figliastra. Le intenzioni di Rowe sono apprezzabili, così come la regia, appositamente statica, che ci dà l’impressione di spiare la famiglia dal buco della serratura. La piccola protagonista è piuttosto credibile ed efficace, e la sua fascinazione nei confronti degli animali è sincera e ben resa. Ma il racconto è sfilacciato, le figure adulte sono appena abbozzate e rese maldestramente (anche a causa di interpretazioni fiacchissime), il ritmo è praticamente inesistente e il finale non porta a nulla. In sostanza, una bella occasione sprecata.

A vida invisivel (2013) di Vitor Gonçalves – In Concorso

ivisivelIn una turbolenta nottata trascorsa fuori casa, l’impiegato Hugo (Filipe Duarte) ricorda il giorno in cui il suo capo Antonio (João Perry) gli rivelò di stare per morire. Da lì, ha inizio un percorso esistenziale in cui Hugo parte dal rapporto d’amicizia con Antonio per cercare di giungere al senso profondo della vita. Possibile che l’uomo stesse cercando di comunicargli un messaggio più profondo? Unico film portoghese in concorso, La vida invisivel è un’opera pretenziosa, artisticamente nulla, interpretata senza verve e mal diretta, che non potrebbe essere più lontana dal concetto di cinema. Il vero mistero non è il messaggio di Antonio, ma come abbia fatto il film ad arrivare in concorso.

Tutte le nostre recensioni dal Festival di Roma sono qui.

Luca Buccella

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