Non c’è che dire, in questi ultimi anni la Pixar ci ha abituati veramente bene, forse anche troppo. La casa di produzione di Emeryville si è dimostrata l’unica (almeno fra quelle statunitensi, altrimenti si rischia di fare un torto alla Aardman o allo Studio Ghibli) capace di confezionare film d’animazione maturi, appetibili sia per il pubblico adulto che per quello dei più piccoli, riuscendo sempre a regalare scenari visionari e personaggi indimenticabili, mostrando un coraggio invidiabile nelle scelte produttive. In un’epoca in cui nei film animati troviamo citazionismo a iosa e battute autoreferenziali, chi si aspetterebbe di vederne uno con protagonista un anziano borbottone che deve superare il lutto per la scomparsa di sua moglie? O un film di fantascienza la cui prima parte è totalmente priva di dialoghi, nonchè ambientata su una Terra ridotta a una gigantesca discarica? La Pixar l’ha fatto, riuscendo a realizzare capolavori perfettamente bilanciati fra intrattenimento e autorialità, cosa che altri colossi rivali come la DreamWorks o la Blue Sky possono solo sognarsi.
Non c’è da stupirsi quindi se Ribelle – The Brave venga considerato una delusione, se accostato a capolavori quali Up, Wall-E o il più recente Toy Story 3. Dopo lo sperimentalismo dei lavori passati, il nuovo film di casa Pixar prende uno degli intrecci tipici dei classici Disney del passato: una principessa ribelle che cerca di trovare il suo posto nel mondo ostacolata da un genitore, che compiendo una serie di scelte sbagliate per poi riuscire a sistemare le cose con le sue sole forze, imparerà una preziosa lezione di vita. Ma anche in questo intreccio semplice, il team della Pixar (difficile parlare di singole scelte registiche) riesce ad inserire dei twist che riescono a rendere il tutto meno già visto: innanzitutto, la scelta di ambientare il tutto nelle Highlands scozzesi conferisce una qualità epica e mistica molto apprezzabile, soprattutto grazie all’evocativa e bellissima colonna sonora del sempre ottimo Patrick Doyle, in cui abbondano cornamuse, arpe e bodhràn. Secondo poi, la scelta di focalizzare la storia sul rapporto fra la principessa Merida e sua madre, invece di basarsi sul solito contrasto già visto fra figlia e padre: al contrario, in Ribelle – The Brave la protagonista ha un ottimo rapporto con la figura paterna, caratterizzata dal suo stesso gusto per l’avventura e difficoltà a seguire le regole. Merida ha paura di vivere conformata alla regole come sua madre sembra essere, sempre attenta al giudizio degli altri o al rispetto delle norme sociali: non ha alcuna intenzione di essere domata, come testimoniano i suoi incontrollabili capelli di fuoco. E’ una principessa che ha già scoperto la sua identità, che non ha bisogno di un principe per riuscire a realizzarsi. Un personaggio davvero interessante e ben caratterizzato: combattiva, spensierata e spesso avventata, Merida conquista da subito le simpatie del pubblico.
Sono dunque questi sopraelencati i principali pregi di Ribelle – The Brave, insieme al solito lavoro di fino svolto nell’animazione che riesce a rendere emozionanti le splendide ambientazioni del film e a caratterizzare i personaggi in maniera ottimale: oltre alla già citata Merida, davvero gradevole il personaggio del roboante ed esilarante re Fergus, e ben resa anche la regina Elinore, soprattutto nei suoi contrasti con Merida, mentre i personaggi secondari avrebbero meritato più attenzione.
In generale, nonostante tutto sia di alto livello, il film non si sofferma abbastanza su diversi elementi e si percepisce quasi una sorta di fretta nel portare a termine le vicende: un minutaggio più esteso, soprattutto nella parte centrale, avrebbe sicuramente giovato, facendo avvertire un maggiore scavo nella psicologia dei personaggi e nelle loro motivazioni. Considerando il livello di perfezione assurto da molti dei lavori precedenti, definire Ribelle – The Brave un Pixar minore è sicuramente un giudizio azzeccato, ma state pur certi che non si tratta affatto di un insulto.
Luca Buccella