Saving Mr Banks (2013), di John Lee Hancock

Corinna Spirito 25 Febbraio 2014 0
Saving Mr Banks (2013), di John Lee Hancock

saving-mr-banks-la-locandina-italianaWalt Disney ha avuto tante facce, su di lui ne sono state dette di cotte e di crude nel corso del tempo: è stato benefattore e razzista, arrivista avido e nonno dal cuore d’oro. La verità appartiene soltanto a chi gli fu vicino e lo conobbe personalmente, a noi non resta da ipotizzare che, come tutte le persone di questo mondo, fosse un uomo con pregi e difetti: né un mostro né un santo. Ciò che è certo è che il cinema non lo dimenticherà mai e non solo per le grandi innovazioni da lui apportate alla settima arte, ma anche e soprattutto per la sua capacità di intrattenere il pubblico come molti hanno solo potuto desiderare di fare. Nonostante il grande impero cinematografico, il marketing, la fama, la forza economica Disney non dimenticò che tutto iniziò con nient’altro che un topo disegnato durante un viaggio in treno perché la sua capacità di vedere la magia lì dove gli altri non sapevano scorgerla fu il suo talento più grande. E scelse di condividerlo perché amava essere circondato da chi grazie a lui si divertiva e riusciva a tornare bambino.

Ecco perché non stupisce che la prima pellicola mai girata su Walt Disney non sia un tradizionale biopic bensì un film che vuole mettere in luce il talento dell’artista nel contagiare le persone intorno a lui con la sua polvere di fata, persino i più ostinati. Prodotto da casa Disney a quarantasette anni dalla scomparsa del suo fondatore, Saving Mr. Banks racconta una delle sfide più ostiche affrontate dal papà di Mickey Mouse: la realizzazione di Mary Poppins. Per vent’anni il produttore cercò di far cedere alla scrittrice P.L. Travers i diritti della serie di romanzi con protagonista la magica tata; ma lei si rifiutò categoricamente a causa del disprezzo più totale per i cartoon disneyani. Solo quando si trovò sul lastrico accettò di andare a visitare gli studi hollywoodiani per esaminare il lavoro dello sceneggiatore Don Da Gradi e dei compositori Richard e Robert Sherman trovandolo disastroso. Durante il suo soggiorno a Los Angeles si impose per cambiare anche le virgole al film, mentre i ricordi della sua infanzia, di ciò che la portò a scrivere Mary Poppins riaffiorano ogni giorno più prepotenti…

La Disney si riafferma casa di produzione capace di mettere cuore e intelligenza in ciò che fa e realizza un film che, seppur più incentrato sulla Travers che su Disney, riesce in ogni caso a far rivivere al meglio l’essenza del suo fondatore. È il doppio premio Oscar Tom Hanks ad accettare l’onere e l’onore di un ruolo tanto importante: sebbene si potesse essere scettici per la scelta di un volto tanto noto per interpretarne uno ancora più celebre, l’ex Forrest Gump si cala completamente nei panni dell’animatore più famoso del mondo. La sua interpretazione pressoché perfetta rivela uno studio dettagliato nel modo di muoversi, gesticolare, parlare di Disney. Ugualmente riuscita la performance di Emma Thompson nelle vesti dell’agguerrita e puntigliosa Travers; frizzanti Jason Schwartzman e B.J. Novak che, nel ruolo dei fratelli Sherman, rappresentano più che mai il fervore e la voglia di creare tipica dei tanti giovani che popolavano casa Disney negli anni ’60.

Certo, Kelly Marcel si è presa qualche libertà nel soggetto: a cominciare dal fatto che la visita della Travers avvenne solo dopo la cessione dei diritti di Mary Poppins fino al disprezzo verso la scelta fatta da Disney di trasformare la sua storia in un musical, che l’accompagnò per tutta la vita. È vero però che in Saving Mr. Banks si romanza quel tanto che basta ad arrivare al lieto fine quasi obbligato di casa Disney, senza mai discostarsi troppo dalla realtà. Addirittura dopo i titoli di coda ci viene proposta la registrazione di un incontro reale tra lo sceneggiatore Da Gradi e Mrs Travers, riportata nel film quasi parola per parola. Ne viene fuori una pellicola ben scritta e messa in scena con precisione e cura invidiabili, capace di emozionare i fan e di farsi apprezzare anche da chi non conosce bene Mary Poppins o non è un disneyano doc.

Saving Mr Banks infatti presenta due principali punti di forza che trascendono dalla conoscenza o meno della storia dello studio. Il primo è lasaving-mr-banks-colin-farrell dicotomia tra i due protagonisti: lui, americano fino al midollo, bonaccione, allegro e fantasioso, preferisce gli abbracci alle strette di mano e si fa chiamare solo Walt perché “il signor Disney era suo padre”; lei, british convinta, è formale, disincantata, critica e fastidiosamente fiscale, non ammette altra nominazione se non quella di signora Travers e non conosce altra bevanda del tè. Non è difficile immaginare quanto divertente sia ammirare i siparietti di Hanks e Thompson, in questi due ruoli completamente opposti, mentre si punzecchiano a vicenda.

La seconda chiave della riuscita del film è invece tutta quella buona parte ambientata nell’Australia incontaminata dei primi anni del ‘900. È lì che P.L. Travers trascorse l’infanzia insieme ai genitori e le due sorelle minori, completamente immersa nei luoghi di fantasia in cui lei e suo padre si rifugiavano di continuo. Colin Farrell regala forse la migliore interpretazione della sua carriera nel ruolo del papà-principe, unico uomo della vita della Travers, nonché ispiratore di tutti i lavori della scrittrice; al suo fianco troviamo una buona Ruth Wilson e un’incantevole e talentuosa Annie Rose Buckley nel ruolo della piccola P. L. Travers.

Il montaggio magistrale, inspiegabilmente ignorato alle candidature agli Oscar 2014, permette che le scene ambientate in Australia e quelle negli studi californiani della Disney si fondano perfettamente l’una con l’altra, talvolta contrapponendosi, talvolta complementandosi. Da brividi il passaggio da una realtà all’altra, da un tempo all’altro, durante l’esecuzione da parte dei fratelli Sherman della celeberrima Fidelity Fiduciary Bank (Due penny in banca).

Aspettatevi la migliore tradizione Disney da Saving Mr Banks: per ogni risata ci sarà una lacrima. L’esagerata opulenza degli studi disneyani sarà bilanciata dalla desolazione delle campagne australiane, i colori brillanti e le risate sonore di Disneyland troveranno un equilibrio con il pathos della drammatica infanzia della giovanissima P.L. Travers.

Lasciatevi condurre per mano nel magico e turbolento mondo di Saving Mr Banks in cui le tate arrivano per salvare i genitori e non i bambini, in cui non potrete fare a mano di intonare i famosi motivetti di Mary Poppins e ammirare le scelte personali quanto quelle artistiche di due miti come la signora Travers e zio Walt. Scoprirete che in quella semplice quanto poetica frase pronunciata da Julie Andrews nel 1964 si nascondeva tutto ciò in cui credeva il maestro dell’animazione occidentale: “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù”, perché il lieto fine che non sempre arriva nella vita reale può essere riscattato al cinema, almeno quello Disney.

Il film è uscito nelle sale italiane giovedì 20 febbraio 2014.

Corinna Spirito

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