The Zero Theorem (2013), di Terry Gilliam

Luca Buccella 9 Settembre 2013 0
The Zero Theorem (2013), di Terry Gilliam

1167444_10200814549992114_1701226352_oNella Londra del futuro, l’ipocondriaco e asociale Qohen Leth lavora alla Mancom, una sofisticata azienda di nuove tecnologie. La sua richiesta di poter lavorare da casa sarà esaudita con un incarico inaspettato: dimostrare un teorema matematico che potrebbe svelare il senso della vita. Riuscirà nell’arduo compito o impazzirà come i suoi predecessori?

A quasi trent’anni di distanza da Brazil, Terry Gilliam torna a servirsi di un futuro distopico per narrare i problemi e le idiosincrasie del mondo contemporaneo. Se il film del 1985, realizzato negli anni di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, utilizzava un’ambientazione orwelliana per raccontare come un governo repressivo possa soffocare l’individualità, The Zero Theorem vuole invece dipingere una società i cui membri sono in grado di comunicare tra loro solo tramite ritrovati tecnologici: un mondo apparentemente interconnesso, ma nel quale regnano incomprensioni e incomunicabilità.

Proprio per l’argomento scelto, si tratta di un film ben più derivativo rispetto ai primi lavori del regista angloamericano, ma non per questo meno capace di destare interesse: merito di una sceneggiatura intelligente e mai banale, e di una regia che, semmai ce ne fosse stato bisogno, conferma nuovamente il talento visionario dell’autore e la sua capacità di costruire un’opera anarchica e fuori dagli schemi senza per questo infrangere le convenzioni del linguaggio cinematografico.

Il cinema di Gilliam è sempre stato costruito su grandi personaggi, il più delle volte sognatori costretti a fare i conti con la dura realtà. Al centro di The Zero Theorem troviamo invece un protagonista che ha smesso di sognare e sperare da molto tempo, che si aggrappa alle illusioni del passato per sopravvivere al presente (il suo percorso, in qualche modo, può essere visto come un ribaltamento di quello vissuto dal Sam Lowry di Brazil): nei panni di questo complesso personaggio, troviamo un convincente Christoph Waltz, mai così camaleonticamente lontano dai suoi exploit tarantiniani. Attorno a lui un interessante cast di contorno, in cui emergono la sensuale Melanie Thierry e il giovane Lucas Hedges.

Gilliam sembra divertirsi particolarmente nel disegnare questo mondo caotico e rumoroso, governato dall’ordine ma dominato dal caos. Il regista si affida ai soliti fidati collaboratori – tra cui il brillante direttore della fotografia Nicola Pecorini – per dare forza alla sua visione, riuscendo a costruire una realtà credibile seppure caricaturale e grottesca.

The Zero Theorem è dunque un’opera che, pur non distinguendosi per originalità, riesce a riflettere intelligentemente su una tematica assolutamente attuale, catturando il pubblico con uno stile vivo e un linguaggio pungente.

Il film sarà nelle sale italiane il 19 dicembre 2013.

La recensione è apparsa originariamente su:

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Luca Buccella

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