Turn me on, goddammit! (2011), di Jannicke Systad Jacobsen

Luca Buccella 19 Gennaio 2012 0
Turn me on, goddammit! (2011), di Jannicke Systad Jacobsen

TurnMeOnGoddammit_Poster_smRaramente l’adolescenza è stata trattata in maniera così delicata e genuina come in questo piccolo gioiellino di film norvegese ancora inedito in Italia, Turn me on, goddammit!, che ha registrato un enorme successo in vari festival sparsi per il mondo.

Ciò che sorpende è l’estrema sincerità con cui è raffigurata la protagonista Alma, una timida quindicenne ossessionata dal sesso, che passa le sue giornate telefonando ad una hotline e sognando ipotetici rapporti con un compagno di scuola. Sin dalle primissime scene siamo “dentro” alla sua solitudine, alla sua voglia di evadere dal grigio e verde paesino in cui vive, pieno di greggi di pecore e strani personaggi. Le sue continue ed esilaranti fantasie sessuali sono semplicemente un innocente e creativo mezzo di evasione da questa realtà, perché in un luogo così vuoto e poco stimolante, l’unica cosa che rimane è la propria fantasia. La regista Jannicke Systad Jacobsen gioca con le aspettative del pubblico, riprendendo gli accadimenti che la protagonista immagina, ma senza ricorrere a nessun artificio che tradisca la loro natura illusoria: lo spettatore, così, non riesce più a distinguere gli eventi autentici da quelli immaginati, venendo totalmente inghiottito dal “mondo di Alma”. Ciò che emerge è un’impossibilità di comunicazione fra il mondo adulto e quello adolescente: il continuo desiderio di scappare dei giovani è contrastato dagli adulti, che ormai hanno perso la loro occasione per fuggire e anzi non ne sentono più il bisogno. Altro tema importantissimo è quello della reputazione al liceo: basta un attimo per rovinarla e secoli per recuperarla. E viene fuori una critica sottilissima ad un certo maschilismo di fondo, ancora insito nella società…

La riuscita del film è aiutata da un ottimo cast di giovanissimi esordienti, tutti scelti nel liceo di una piccola cittadina norvegese. La protagonista Helene Bergsholm mostra una naturalezza estrema davanti alla macchina da presa, raffigurando perfettamente un personaggio ironico e ingenuo, alla ricerca del suo posto nel mondo. Malin Bjorvode, nei panni della migliore amica di Alma, che vorrebbe emigrare in Texas per combattere la pena di morte, ricorda nei modi e nell’aspetto la giovanissima Thora Birch di American Beauty, dimostrandosi uno dei personaggi più sinceri del film.  Esteticamente, la pellicola rimanda in più momenti a stilemi del cinema indie statunitense, sia per lo stile della fotografia, che per la colonna sonora. Ma se nel cinema indie adolescenziale la sincerità è ormai sparita – l’apice fu toccato con Juno, poi più nulla -, qui essa viene ritrovata grazie alla freschezza costante che permea tutto il film, che dà realmente la sensazione di aver assistito a qualcosa di nuovo.

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Luca Buccella

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