Quando c’era Marnie (2014), di Hiromasa Yonebayashi

Corinna Spirito 22 Luglio 2015 0
Quando c’era Marnie (2014), di Hiromasa Yonebayashi

 

Èquando c'era marnie firmato Hiromasa Yonebayashi l’ultimo film dello studio Ghibli, prima dell’annunciata chiusura. Uscito nelle sale giapponesi a luglio del 2014, Quando c’era Marnie arriva nei cinema italiani in tre sole date (24, 25 e 26 agosto 2015) grazie alla Lucky Red.

Il soggetto è ispirato all’omonimo romanzo inglese di Joan Gale Thomas, When Marnie Was There, e racconta l’estate dei dodici anni di Anna, una ragazza introversa e timida, che rifiuta qualsiasi contatto con i coetanei. “Prima non era così”, spiega la mamma adottiva al medico che è venuto a casa per visitare Anna, dopo una crisi d’asma “È sempre stata aperta con me, ma ora non esprime più le sue emozioni”. Perché? Cos’è accaduto ad Anna? Possibile che non abbia mai superato il trauma della morte dei genitori biologici, nonostante fosse molto piccola all’epoca? Nessuno sa cosa passa per la testa della piccola Anna, ma sua madre spera che cambiare aria le faccia bene. Così, su consiglio del medico, le fa passare l’estate dagli zii, in un villaggio marittimo dell’Hokkaido. Lì la bambina conosce Marnie, una coetanea che le cambierà la vita.

Dopo anni di lavoro in qualità di animatore, Hiromasa Yonebayashi torna per la seconda volta dopo Arrietty (2010) come sceneggiatore e regista di un film dello studio Ghibli. Quando c’era Marnie, però, è decisamente inferiore rispetto al suo primo lavoro. Nonostante l’animazione sia sempre impeccabile, la sceneggiatura presenta diversi difetti. Sicuramente, in primis, la scelta di voler trattare contemporaneamente due tematiche molto impegnative e indipendenti l’una dall’altra: il mistero che incombe sulla famiglia biologica di Anna e, in secondo luogo, i dubbi che la bambina nutre nei confronti della madre adottiva. Hiromasa Yonebayashi finisce per dare spazio quasi esclusivamente al primo punto, rilegando la questione dell’adozione al frettoloso finale. Il rapporto tra Anna e Marnie diventa il punto centrale del film e, nella tradizione Ghibli, viene trattato con stile poetico e onirico. Le due ragazzine sono opposte l’una all’altra, caratterialmente e fisicamente, eppure sembrano legate da un filo invisibile. I loro incontri sono un sogno meraviglioso in cui vale la pena perdersi. Un sogno che però non salva il film, condannato dalla scrittura caotica e piena di dettagli che confondono lo spettatore. Quando c’era Marnie si rivela un contenitore dall’ottima estetica, ma quasi vuoto. Hiromasa Yonebayashi vuole coinvolgere lo spettatore con una storia sul senso della famiglia e dell’amore, ma mette troppa carne al fuoco e non riesce nell’intento. Il suo film è quindi piacevole, ma non tocca le giuste corde dell’animo umano come ha sempre saputo fare Hayao Miyazaki.

Corinna Spirito

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