La sindrome di Stendhal (1996), di Dario Argento

Supremo 23 Agosto 2013 0
La sindrome di Stendhal (1996), di Dario Argento

m2j88sybYDQbR3jBcSifhGhQMZqDopo Trauma (1993), Dario Argento dirige un altro thriller psicologico: stavolta, più che analizzare la violenza, si concentra sulle conseguenze tragiche che colpiscono le vittime di abusi sessuali. La storia vede infatti protagonista Anna Manni (Asia Argento), agente di polizia sulle tracce di un maniaco omicida che si fa chiamare Alfredo (Thomas Kretschmann): la donna resterà vittima delle violenze dell’uomo che, oltre a sconvolgerle la vita, la porteranno ad identificarsi con il suo carnefice.

Sebbene lontano dai primi riuscitissimi thriller gialli di Argento – L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971), e il mitico Profondo rosso (1975), fino al suo primo film interamente horror, Suspiria (1977) – La sindrome di Stendhal è un film sicuramente più riuscito del precedente Trauma, e soprattutto molto più complesso di quanto in realtà sembri.

Argento utilizza la metafora della sindrome di Stendhal per affrontare il tema dell’identificazione tra uno stupratore e la sua vittima. Fantastiche sono le immersioni di Anna dentro le opere pittoriche:  La sindrome di Stendhal è il primo film in cui Argento usufruisce di effetti speciali al computer, in un paio di occasioni anche inutilmente (la sequenza in cui le pillole ingerite dalla protagonista vanno dritte fino allo stomaco è un esempio di inutilità espressiva del mezzo).

Ma nel complesso si tratta di un film girato con una buona tecnica: Asia Argento è forse alla sua più riuscita interpretazione (Vincitrice del Ciak d’Oro come miglior attrice protagonista), mentre nel cast compaiono Luigi Diberti (Il mistero di Oberwald) e Paolo Bonacelli (nel ruolo dello psichiatra di Anna).

La sindrome di Stendhal è da molti considerato l’ultimo film “serio” di Argento, considerata la sua successiva filmografia, da Il Cartaio (2004) al controverso e ridicolo Giallo (2009), fino ad arrivare all’orrendo Dracula 3D (2012). Sicuramente è un buon horror psicologico di matrice italiana, dove Argento riesce a mettere in risalto anche le sue doti registiche, oltre che a spaventare: peccato che successivamente non sia stato in grado di fare nessuna delle due cose.

Marco Rudel

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