Philomena (2013), di Stephen Frears

Luca Buccella 19 Dicembre 2013 0
Philomena (2013), di Stephen Frears

1277325_10200814546912037_267637465_oSette anni dopo The Queen – La regina, Stephen Frears è tornato a Venezia con un altro lavoro ispirato a fatti di cronaca e incentrato su una figura femminile forte. Questa volta, il regista britannico sceglie di raccontare il dramma umano di una donna comune, e il rapporto di amicizia e rispetto reciproco che può nascere tra individui diametralmente opposti, sia per estrazione sociale sia per il modo di affrontare la vita. L’ispirazione arriva dalle vicende narrate dal giornalista Martin Sixsmith nel libro The Lost Child of Philomena Lee, che racconta dell’incontro dell’autore – uno dei più celebri reporter politici britannici – con una signora irlandese in cerca del figlio, dato in adozione cinquant’anni prima dalle suore del convento in cui viveva. Una storia comune a molte giovani ragazze dell’epoca, che colpevoli di essersi “svergognate” furono costrette a cedere i figli, frutto del “peccato”. Frears si basa quindi su questa situazione drammatica per firmare un film calibrato ed incisivo, toccante nella sua sincerità.

Philomena è un film costruito su una sceneggiatura – firmata proprio dal protagonista Steve Coogan insieme a Jeff Pope – in perfetto equilibrio tra il melodramma e la commedia, dotato di una regia armoniosa e funzionale, in grado di conferire un ritmo sostenuto agli eventi narrati, e completato da due interpretazioni magistrali da parte di Judi Dench e Steve Coogan, che abitano i loro personaggi con totale credibilità. Il rapporto tra Philomena e Martin è indubbiamente il cuore dell’opera, e questo elemento è gestito in maniera brillante in fase di scrittura: i dialoghi fra i due personaggi sono definiti e sostenuti, conditi da tocchi di umorismo british. Il film dà credito ai punti di vista di entrambi, senza cercare di offrire una soluzione finale ma mostrando solo il modo in cui essi si arricchiscono vicendevolmente.

Il tutto è impreziosito da un ottimo montaggio – ad opera del napoletano Valerio Bonelli – in grado di amalgamare sapientemente le tre linee temporali delle vicende (il presente, i ricordi di Philomena e i filmati di suo figlio ripresi dai genitori adottivi), e dall’ispirata colonna sonora del prolifico Alexander Desplat.

Philomena è una pellicola matura e gestita con intelligenza, ricca di temi complessi – dalla ricerca delle proprie radici al rapporto con la religione – trattati con semplicità e delicatezza: un’opera che avrebbe meritato più di un riconoscimento importante in questa 70esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Il film è uscito nelle sale italiane giovedì 19 dicembre 2013.

La recensione è apparsa originariamente su:

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Luca Buccella

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