Le colline hanno gli occhi (1977), di Wes Craven

Supremo 27 Febbraio 2014 0
Le colline hanno gli occhi (1977), di Wes Craven

le colline hanno gli occhiI Carter, una tranquilla famiglia americana, sono in viaggio nel deserto del Nevada per recarsi a Los Angeles. Durante l’itinerario, effettuano una sosta nella stazione di servizio di Fred, un bizzarro signore che tiene nascosta dentro il suo ufficio Ruby, una ragazza ribelle dai modi selvaggi, per impedire che qualcuno possa vederla. Fred consiglia ai nuovi visitatori di seguire la strada principale e non avventurarsi nel deserto, ma i coniugi Ethel e Bob Carter insistono nella volontà di sostare in un percorso non segnato dalle mappe per festeggiare all’insegna dell’avventura il loro venticinquesimo anniversario di matrimonio. Non appena i Carter si rimettono in viaggio uno strano individuo fa esplodere il camioncino di Fred, e fugge verso le colline del deserto con Ruby. La situazione si fa ancora più drammatica quando la macchina che traina la roulotte dei Carter sbanda nel percorso alternativo sconsigliato da Fred e rimane bloccata nei pressi delle colline, senza la possibilità di essere utilizzata: è il preludio che trasformerà le nozze d’argento dei Carter in nozze di sangue.

Il geniale Wes Craven – prima di diventare il creatore di Nightmare e Scream, due delle due saghe più famose nella storia dell’horror – dirige il suo secondo film, destinato a diventare un cult come il suo esordio, L’ultima casa a sinistra (1972). Le colline hanno gli occhi sorprende infatti per lo sguardo cinico di Craven, che devasta una semplice famiglia medio borghese americana privandola della propria identità e dei tradizionali principi da essa incarnati, per renderla simile al gruppo di feroci cannibali che la assale: lo stile di Craven è tagliente, e con pochi effetti speciali riesce a sprigionare un autentico disgusto nelle scene cruente. Si evince con chiarezza l’intento del regista di non fare un film horror in cui esistono solo i buoni e i cattivi, ma dove entrambe le parti sono vittime delle circostanze in cui si trovano, e quindi paradossalmente finiscono per assomigliarsi.

La sceneggiatura è firmata da Craven stesso, autore anche del soggetto e del montaggio. La sua grande maestria sta nel saper contrapporre le due famiglie: quella tradizionale e conformista dei Carter, e quella selvaggia e folle dei cannibali cacciatori di carne umana. Vengono dipinte alla perfezione due facce di una stessa medaglia, che spinte dalla disperazione scendono ai loro istinti più bassi. I dialoghi tra i cannibali sono macabri e sadici, inorridiscono più delle scene splatter e spingono lo spettatore a odiare i primitivi antropofagi. Il punto più debole dell’intreccio è il trucco: i cannibali sono vittime di esperimenti nucleari da parte del governo americano, ma questo aspetto non si nota molto, a differenza dell’omonimo remake di Alexandre Aja uscito nel 2006, in cui i personaggi presentano evidenti mutazioni genetiche.

Nel cast ci sono due attori degni di essere citati: una è Virginia Vincent che interpreta Ethel, pilastro domestico importante per delineare le personalità dei componenti della famiglia Carter nella prima parte del film, l’altro è l’eccezionale Michael Berryman (Qualcuno volò sul nido del cuculo, 1975) che nei panni del folle cannibale Plutone terrorizza a dovere i malcapitati di turno, aiutato anche dal suo aspetto inquietante.

Le colline hanno gli occhi è un film in cui le scene splatter non servono solo a nauseare il pubblico (cosa che a Craven riesce benissimo) ma vogliono far riflettere sul disagio della società, che emarginando le persone le spinge ad abbandonare ogni sorta di comportamento civile per seguire solamente i propri istinti di sopravvivenza. Il film ha avuto anche un seguito nel 1985, Le colline hanno gli occhi II, diretto sempre da Craven che però lo rinnegò, ammettendo di averlo girato solamente per soldi.

Marco Rudel

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