Dopo aver partecipato alla battaglia tra le due fazioni degli Avengers in Germania e aver ricevuto un nuovo costume ipertecnologico da Tony Stark (Robert Downey Jr.), il quindicenne Peter Parker (Tom Holland) alias Spider-Man è tornato a casa nel Queens da sua zia May (Marisa Tomei), ignara delle sue imprese: Peter attende ansiosamente una nuova chiamata degli Avengers, che però tarda ad arrivare. Mesi dopo, Peter si imbatte in una pericolosa banda di trafficanti dediti a trafugare armi aliene dai campi di battaglia, capeggiata dall’Avvoltoio (Michael Keaton): desideroso di mettersi alla prova e di dimostrare il proprio valore a Stark, Spider-Man deciderà di affrontarli ma le cose non andranno esattamente come previsto…
Diciamoci la verità: a soli tre anni da The Amazing Spider-Man 2 di Marc Webb, nessuno avrebbe sentito il bisogno di un nuovo reboot dedicato all’arrampicamuri di quartiere. Le cose sono cambiate soltanto l’anno scorso con l’uscita di Captain America: Civil War, in cui Spider-Man ha fatto il suo atteso esordio nell’Universo Cinematografico Marvel grazie all’accordo tra Marvel Studios e Sony Pictures, che ne deteneva i diritti di sfruttamento cinematografico. In Civil War, Spider-Man aveva convinto tutti grazie all’ottima interpretazione di Tom Holland, che era riuscito a ritrarre un Uomo Ragno adolescente perfettamente in bilico tra insicurezza ed entusiasmo.
Holland è ancora una volta l’elemento vincente di questo Spider-Man: Homecoming: anche grazie alla sua giovane età, l’attore riesce a ritrarre un Peter Parker pressoché perfetto nel quale è quasi impossibile non identificarsi. Siamo con lui in ogni momento e ne seguiamo con entusiasmo sia gli exploit supereroistici che i primi patemi amorosi, raccontati con un tono leggero e scanzonato (è fantastico vedere Spidey che volteggia tra i palazzi con Blitzkrieg Bop dei Ramones in sottofondo). Accanto a lui troviamo un’ottima squadra di interpreti giovanissimi su cui spiccano Jacob Batalon nel ruolo di Ned, migliore amico di Peter, e Zendaya nei panni dell’anticonformista Michelle. Il liceo frequentato dai protagonisti riveste un’importanza fondamentale nell’intreccio e ciò che avviene all’interno di esso è importante tanto quanto le scene d’azione: attraverso l’ottima padronanza dei tempi comici mostrata dal regista Jon Watts e alla vivace sceneggiatura, il liceo Midtown diviene un ambiente pulsante di vita popolato da adolescenti credibilissimi. Grazie all’ottima commistione tra commedia adolescenziale e cinefumetto, Spider-Man: Homecoming riesce davvero ad offrire qualcosa di completamente nuovo rispetto agli altri film sul personaggio.
Ma allora, cosa manca? Semplicemente, il film corre ben pochi rischi e per questo motivo manca di pathos. Il regista Jon Watts si attiene staticamente ai binari prestabiliti dalla sceneggiatura, soprattutto nelle scene d’azione, e così mancano i momenti di grande cinema che avevano reso vincenti i film di Sam Raimi. Persino il troppo bistrattato The Amazing Spider-Man 2 di Webb si era preso un rischio enorme mostrando sul grande schermo la morte di Gwen Stacy. Come già detto, il Peter interpretato da Tom Holland è pressoché perfetto e nel suo sguardo si intravede una certa tristezza, ma il film non gli dà mai modo di mostrarla appieno. Il personaggio di Spider-Man ha resistito per tutti questi anni grazie al suo centro emotivo: sotto al costume sgargiante e al supereroe che ama sparare battute a raffica (in questo senso, il film ci regala alcune delle migliori frasi mai proferite dal ragnetto), si nasconde un adolescente consumato dal senso di colpa, che continua ad agire grazie al suo estremo senso di responsabilità. Un ragazzino senza risorse economiche, che costruisce gadget geniali utilizzando la propria intelligenza e la propria voglia di mettersi in gioco. In Spider-Man: Homecoming, tutto ciò è visibile solo in parte: siamo di fronte a un semplice racconto di formazione su un giovane ragazzo che deve scoprire le proprie potenzialità nascoste. Nonostante l’ottimo antagonista working class interpretato da Michael Keaton, manca quasi completamente un senso di pericolo: in ogni momento, sappiamo che Spider-Man si tirerà fuori dai guai grazie alla sua tuta targata Stark o all’intervento dello stesso Iron Man. Il climax finale è l’unico momento che esula da questo schema, facendoci temere per le sorti del personaggio anche grazie a un ottimo colpo di scena relativo al villain.
Spider-Man: Homecoming è dunque un film tutto sommato soddisfacente, estremamente divertente e molto godibile, che offre una buona piattaforma di lancio per il nuovo Uomo Ragno dell’Universo Cinematografico Marvel. Siamo però (ancora) in attesa di un film che sia in grado di catturare l’autentica essenza di questo personaggio. Spider-Man è un supereroe amatissimo e i film che l’hanno visto protagonista hanno sempre sbancato al botteghino; inoltre, il pubblico ha dimostrato che anche prodotti più atipici come Guardiani della Galassia possono avere successo. Consci di ciò, ci chiediamo: “Perché non rischiare di più”?
Spider-Man: Homecoming uscirà nelle sale italiane giovedì 6 luglio 2017.
Luca Buccella