Elysium (2013), di Neill Blomkamp

Luca Buccella 19 Agosto 2013 0
Elysium (2013), di Neill Blomkamp

elysium-poster-ufficiale-italiano-01Nel 2154, la Terra è ridotta ad un immenso slum, mentre gli individui più abbienti si sono ritirati su Elysium, una gigantesca stazione orbitante dotata di macchinari capaci di guarire ogni malattia. Il conflitto fra la Terra ed Elysium esplode quando Max, un operaio a cui restano pochi giorni di vita a causa di una contaminazione da radiazioni, entra in possesso di un codice capace di riprogrammare l’intera stazione spaziale e permettere così l’accesso a tutti gli abitanti della Terra.

Quattro anni fa, con District 9, Neill Blomkamp era entrato a far parte di una schiera di registi destinati a fare la storia della moderna fantascienza: in un periodo in cui supereroi e robot invadono le sale cinematografiche, non capita tutti i giorni di imbattersi in gioiellino sci-fi capace di mescolare al meglio azione e riflessioni fantapolitiche, rileggendo in chiave fantascientifica gli orrori dell’apartheid. Dopo quello splendido esordio, pubblico e critica aspettavano il giovane regista al varco, sperando di vedere riconfermate le abilità mostrate.

Ed ecco che Blomkamp sbarca a Hollywood con la sua opera seconda: Elysium è un indubbiamente una conferma delle sue capacità, ma allo stesso tempo si tratta di una sicura delusione per chiunque abbia amato District 9. Laddove il film sudafricano era sincero e sentito, Elysium non riesce a coinvolgere realmente i suoi spettatori a livello emotivo: si riscontra una freddezza sostanziale, da imputare a una sceneggiatura che presenta varie forzature. I problemi sono anzitutto di tipo narrativo: basti pensare al presupposto di fondo, il divario sociale fra i ricchi di sopra e i poveri di sotto, abusatissimo dai tempi di Fritz Lang. A conti fatti, è però il dramma dei protagonisti a lasciare freddi: raggiungere Elysium è l’obiettivo primario di gran parte dei personaggi e nient’altro ci viene detto di loro, mentre il rapporto che dovrebbe rappresentare il cuore del film – quello tra Max e la fiamma d’infanzia Frey – non è approfondito a dovere.

Nonostante i significativi difetti, Elysium è comunque un prodotto interessante e ricco di spunti, diretto da una personalità cresciuta in un contesto socialmente conflittuale e dunque in grado di raccontarlo al meglio. Blomkamp dipinge Los Angeles come una chiassosa favela multiculturale dai ritmi frenetici e l’aria afosa, mentre Elysium è ripulita e lucente, tra siepi perfettamente modellate e splendenti piscine. Partecipano alla riuscita del contrasto le scelte linguistiche – spagnolo per L.A., francese per Elysium – e soprattutto il casting, in cui si distinguono i brasiliani Alice Braga e Wagner Moura e il messicano Diego Luna. Dopo averlo amato nei panni di protagonista in District 9, ritroviamo l’ottimo Sharlto Copley nel ruolo del villain: il suo Kruger è un sadico misogino uscito direttamente da un Robocop o da un Mad Max, spassoso e terribilmente inquietante al tempo stesso. Delude invece Matt Damon, poco a suo agio nei panni dell’eroe riluttante, mentre Jodie Foster va di pilota automatico con un personaggio monodimensionale che non le dà l’opportunità di brillare.

E così, tra varie ingenuità di sceneggiatura e qualche interprete principale poco in parte, Blomkamp riesce comunque ad azzeccare diversi elementi, sia da un punto di vista tematico – riuscitissimi i vari rimandi all’immigrazione clandestina e alle ingerenze militari sui governi – che visivo (splendida la fotografia di Trent Opaloch): Elysium deluderà tutti coloro che si aspettavano un nuovo District 9, ma nonostante ciò, ci lascia fiduciosi per i prossimi progetti del regista sudafricano.

Il film sarà nelle sale italiane il 29 agosto 2013.

Luca Buccella

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