Nella modesta cittadina immaginaria di Tromaville, il giovane Melvin Ferd (Mitch Cohen) non ha vita facile: lavora come uomo delle pulizie in una palestra frequentata da un gruppetto di tipi snob che si divertono a deriderlo costantemente umiliandolo in malo modo, complice suo il carattere privo di grinta che gli impedisce di reagire alle ingiustizie quotidiane. Un giorno, inseguito da alcuni clienti che vogliono farsi beffe di lui, Melvin precipita da una finestra, atterrando su un camion che trasporta materiale tossico: l’impatto con le sostanze lo trasforma in una creatura dotata di una forza sovraumana, Ma il suo nuovo “look” non è esteticamente dei migliori, ragion per cui Melvin decide di nascondersi. Una notte, vedendo alcuni teppisti aggredire un agente di polizia (Dick Martinsen), Melvin esce allo scoperto riuscendo a mettere in fuga i malviventi: sarà l’inizio della sua “carriera” come paladino dei più deboli, ostacolato dai poteri forti che amministrano la città coprendo i loro loschi affari. Tra di essi si distingue il sindaco Belgoody (Pat Ryan), ansioso di arrestare il nuovo eroe di Tromaville: il Vendicatore Tossico.
Prodotto dalla Troma – una delle più grandi case di produzione di b movies nella storia del cinema –, Il Vendicatore Tossico è una pietra miliare del genere, imponendosi come punta di diamante dello studio fondato dagli stessi autori del film, Michael Herz e Lloyd Kaufman. I due registi riescono a creare un prodotto pungente, in cui gli onnipresenti eccessi hanno la finalità di sollevare, con irriverente ironia, grandi denunce sociali alla cultura consumistica americana e al problema dell’emarginazione di classe: un mondo nel quale chi non è cool viene visto come mostro da abbattere e disprezzare ad ogni costo. Un altro particolare fondamentale che risalta agli occhi dello spettatore è la clamorosa presa per i fondelli di tutto il cinema mainstream americano: le tematiche della diversità, della corruzione, della follia omicida e della tossicodipendenza vengono letteralmente triturate, masticate e date in pasto allo spettatore sotto forma di divertenti gag che fanno riflettere molto di più del solito kolossal destinato alle grandi sale.
La sceneggiatura – firmata da Joe Ritter, Lloyd Kaufman, Stuart Strutin e Gay Terry – è stracolma d’ingredienti perfettamente in linea con il leitmotiv del film (la satira come mezzo di riflessione), che non risultano mai ingombranti. Le recitazioni ultra caricaturali degli ottimi interpreti sono delle vere e proprie chicche provocatorie, e spesso viene usata la metafora del cibo come elemento disgustoso, paragonabile alla violenza smodata e alla fame di potere di cui la società è pregna. Anche il sesso, sempre presente nelle produzioni Troma, è esageratamente portato all’eccesso, finendo per essere ridicolizzato dai protagonisti del film.
Anche il montaggio, curato da Richard W. Haines, appare come una parodia di molti film che fanno un ampio uso di flashback, volti a suscitare emozioni nello spettatore specialmente nelle sequenze romantiche. Questo dettaglio è evidenziato in una scena melensa, che ironizza senza pietà su quel sentimentalismo mostrato in pellicole incentrate su storie d’amore difficili a causa delle diversità dei protagonisti.
Il Vendicatore Tossico sarà il più grande successo dalla Troma, tanto da generare ben tre seguiti, due musical, una collana di fumetti e una serie a cartoni animati. Tantissime sono le curiosità che si nascondono nel film: il trucco del Vendicatore prevedeva ben quattro ore di lavorazione e Mitch Cohen era costretto a nutrirsi con una cannuccia durante la pausa pranzo. Nella versione estesa appare l’attrice Premio Oscar Marisa Tomei, e in una scena d’azione in cui un’auto precipita fuori dalla strada, la barra di sicurezza montata sull’automobile non funzionò adeguatamente, e uno stuntman rischiò la morte.
Queste e altre infinite notizie contribuiscono a rendere il film un capolavoro del b movie, proponendo il Vendicatore Tossico come risposta buona e grottesca a icone come Freddy Kruger, Michael Myers e Jason Voorhees. Anche Toxy, armato del suo spazzolone lavapavimenti, ha un posto saldo nell’olimpo del terrore.
Marco Rudel