Like Crazy (2011), di Drake Doremus

Luca Buccella 6 Settembre 2012 0
Like Crazy (2011), di Drake Doremus

Like-Crazy-posterNell’ultimo anno, film come  Un gelido inverno – Winter’s Bone, Oltre le regole – The Messenger e Blue Valentine ci hanno dimostrato che può esistere ancora un cinema indie statunitense in grado di sorprendere e commuovere prendendosi dei rischi, senza dimenticare la grande attenzione verso la narrazione che ha sempre caratterizzato il grande cinema americano. In questo clima di rinnovo, Like Crazy arriva come un pesante nuvolone carico di pioggia: la pellicola di Drake Doremus può ergersi a rappresentate del “lato sbagliato” dell’indie, in cui scelte estetiche patinate, sciroppose melodie acustiche e un sentimentalismo estremo, così esasperato da risultare fasullo, la fanno purtroppo da padrone.

Lo statunitense Jacob e la britannica Anna si conoscono frequentando il college a Los Angeles e subito si innamorano. Il loro idillio si interrompe quando il visto di Anna scade e la ragazza è costretta a tornare in Gran Bretagna. Ciò di cui ci si rende immediatamente conto è l’impossibilità di creare un’empatia con i due protagonisti: il loro innamoramento viene appena accennato, mostrando rapidi flash montati freneticamente e fotografati come uno spot pubblicitario. Al momento del distacco fra i due, non si comprende perché il pubblico debba sentirsi legato a questa storia d’amore, se le uniche cose che sembrano legare i due sono banalissime poesie e scontatissime frasuccie che dovrebbero sembrare romantiche. Il loro amore è detto invece che mostrato, una scelta tra le più sbagliate che si possano fare nel raccontare una relazione al cinema.

Il ritmo si trascina stancamente, e proprio quando il film sembra essere giunto al climax finale tanto atteso, va avanti per un’altra lentissima mezzora. Le cose vengono peggiorate da scelte di sceneggiatura che confondono le idee: momenti in cui i personaggi appaiono distrutti dalla relazione a distanza, accostati ad altri in cui sembrano quasi continuare la loro storia per capriccio. Anton Yelchin e Felicity Jones meritano delle lodi per la loro capacità di interpretare realisticamente personaggi tratteggiati in maniera pessima: due persone tristi, apatiche e vuote, senza alcun interesse a parte sé stessi, che giocano continuamente con i sentimenti degli altri senza provare alcun senso di colpa. Se i “passatempi”  (Jennifer Lawrence e Charlie Bewley)  con cui Jacob e Anna iniziano delle relazioni nell’attesa di essere riuniti, risultano più interessanti dei due protagonisti, significa davvero che in questo film c’è qualcosa che non va. Purtroppo pare che Like Crazy sia riuscito a stregare i giurati del Sundance Film Festival, che gli hanno consegnato il premio come miglior film.

La recensione è apparsa originariamente su:

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Luca Buccella

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