Regno Unito. Il fotografo di moda Peter Collins (Franco Garofalo), durante un servizio fotografico con la modella Karin Hale (Sherry Buchanan) in un bosco della periferia britannica, avverte qualcosa di anomalo. Tornato nel suo studio, il fotografo si rende conto che nelle immagini compaiono strane presenze aliene, che lo spingono a ritornare sul luogo del presunto avvistamento per rinvenire qualche traccia lasciata dai misteriosi visitatori: non farà più ritorno. Karin informa il giornalista Tony Harris (Robert Hoffman) della scomparsa di Peter e gli consegna i negativi delle foto. Il giorno seguente le automobili di Peter e di Karin vengono ritrovate nel misterioso bosco dove gli alieni avevano fatto la loro comparsa: la scomparsa del fotografo e della modella innescherà in Tony la curiosità di indagare sul fenomeno degli UFO, scoprendo verità pericolose sia per se stesso sia per tutte le persone coinvolte negli avvistamenti.
Mario Gariazzo, sotto lo pseudonimo di Roy Garrett, dirige un thriller investigativo in cui la tematica extraterrestre è al centro della storia, ma non risulta così marcata come il titolo potrebbe suggerire. Tecnicamente il film è ottimamente realizzato, mostrando i tipici stilemi registici degli anni ‘70: zoom all’indietro sui personaggi per svelare l’ambiente circostante, panoramiche dominanti che seguono l’azione, e soggettive claustrofobiche che rappresentano il punto di vista dei visitatori, costruite con obiettivi distorcenti, capaci di rendere credibile l’entità aliena.
La sceneggiatura, firmata dallo stesso Gariazzo, è incentrata sulle famose teorie complottistiche secondo le quali i servizi segreti starebbero nascondendo l’esistenza degli alieni, e secondo gli autori, alcuni dei fatti esposti sarebbero realmente accaduti. La struttura narrativa di un thriller – autentico trademark del genere – dovrebbe fondarsi sulla cura minuziosa di ogni piccolo dettaglio, riuscendo a chiarire ogni cosa nel momento più opportuno così da far quadrare i conti nella mente dello spettatore: se nel film questo parametro è generalmente rispettato, alcune scelte narrative nei punti chiave risultano abbastanza forzate.
I personaggi sono ben riusciti, in particolare il fotografo Peter Collins, interpretato dall’icona del b movie Franco Garofalo (Quelli della calibro 38, La banda Vallanzasca), il quale riesce a dare del suo meglio nell’affascinante incontro con gli alieni. Impossibile non notare le molte analogie del personaggio con il protagonista di Blow Up di Antonioni. Ma l’uscita di scena del fotografo penalizza l’elemento fantascientifico, trasformando il tutto in un film-inchiesta sugli UFO.
La fotografia, realizzata da Erico Menczer (I soliti ignoti) è perfettamente in linea con le apparizioni degli extraterrestri, offrendo una gamma di colori molto forti che esaltano la presenza dei visitatori nell’ambiente. Le sequenze ambientate all’interno del disco volante ricordano molto quelle realizzate da Mario Bava in Terrore nello spazio. Gli effetti speciali sono d’impatto, anche se in alcuni casi sfiorano il ridicolo: basta pensare a un disco volante che è inequivocabilmente il piatto di una batteria, o alle tute degli alieni, più simili agli antagonisti dei Power Rangers. Ad ogni modo, si tratta di elementi che saranno indubbiamente apprezzabili per i fanatici del genere.
Occhi dalle stelle aveva tutte le carte in regola per essere un b movie esagerato, ma la volontà di ancorarlo alla realtà delle cospirazioni militari ne limita il potenziale.
Marco Rudel